La valutazione ambientale dei prodotti edilizi
Sempre di più, anche per i prodotti edilizi, si è manifestata sul mercato l’esigenza di definire come valutare l’eco-compatibilità, in maniera scientifica, condivisa e affidabile.
A livello internazionale esistono diversi tipi di etichettatura, in particolare l’Ecolabel e le EPD: nel settore edilizio si è optato per questo secondo tipo di etichettatura, in grado di mostrare una informazione tecnica utile agli operatori, e in particolare ai progettisti.
In edilizia, infatti, non è possibile definire l’ecologicità dei prodotti in maniera slegata dall’edificio; piuttosto sono necessarie informazioni tecniche sul profilo ambientale per operare scelte consapevoli.
Nel settore delle costruzioni è stata dunque elaborata una norma specifica sulle EPD dei prodotti edilizi: la ISO 21930:2007,(Sustainability in building constructions – Environmental declaration of building products).
Parallelamente sono state sviluppate norme relative alle certificazioni delle prestazioni dei prodotti: in particolare, la direttiva 89/106/CE, che introduce la marcatura CE, prevede la assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto a sei requisiti essenziali (resistenza meccanica e stabilità; sicurezza in caso d’incendio; igiene, salute e ambiente; sicurezza d’impiego; protezione contro il rumore; risparmio energetico).
Il tema della valutazione delle prestazioni ambientali di materiali ed elementi costruttivi, condotta attraverso l’uso di metodologie e strumenti basati sull’analisi del ciclo di vita (LCA, Life Cycle Assessment), assume particolare rilevanza se collocato all’interno degli obiettivi di sostenibilità del settore delle costruzioni (ISO/TS 21931-1).
Con riferimento alle differenti fasi del processo edilizio emerge inoltre come le modalità di scelta dei materiali e di configurazione degli elementi tecnici (tecniche costruttive) tendano ad influenzare le prestazioni ambientali dell’edificio nel corso della sua vita utile I soli consumi energetici connessi all’estrazione, produzione, trasporto, movimentazione ed assemblaggio dei materiali e prodotti edilizi (initial enbodied energy) manifestano un’incidenza stimabile fra il 10 ed il 15%. Per l’Italia tale valore si attesta intorno al 13,58% del totale di settore (ENEA, 2004). A questi si aggiungono i consumi energetici legati alle attività di manutenzione, smontaggio/sostituzione (recurring embodied energy) e dismissione (disposal embodied energy) che si attestano intorno al 3-8%.
L’incidenza complessiva dell’energia inglobata nell’edificio sul ciclo di vita (life cycle embodied energy) oscilla pertanto fra il 13 ed il 23%. Volendo estendere l’indagine agli impatti ambientali correlati (consumo di risorse, emissioni e relativi danni causati alla salute umana ed all’ecosistema), emerge come tale incidenza si attesti, in funzione dei differenti contesti territoriali, mix energetici e tecnologie impiegate, fra il 24 ed il 28% degli impatti complessivi generati dall’edificio.
Studi scientifici sull’argomento evidenziano la possibilità di ridurre gli impatti correlati agli usi energetici in fase di esercizio (pari a circa l’85% del totale) agendo sulla scelta delle tecnologie edilizie ed impiantistiche.